sabato 12 giugno 2010

Fenomenico, Lenti azzurre e Percezione.

Immanuel Kant sosteneva che la realtà è fatta congiuntamente da Fenomenico e Noumenico: tutto ciò che è tangibile: può essere misurato, contato, pesato, quantificato, toccato, giudicato, ed è all'interno delle coordinate assolute di spazio e tempo, immanente, fisico, materiale; e tutto ciò che può essere pensato ma non conosciuto: ipotizzato, teorizzato, al di là di spazio e tempo, il trascendentale, metafisico, l'ideale, il divino.
L'uomo, in quanto essere sensibile, è capace di percepire la realtà, ma purtroppo non nella sua interezza: la ragione, la matematica, la fisica, la misura, non si possono spingere oltre il fenomenico; per il noumenico invece l'uomo non può adoperare più che l'intuizione e, nei casi di credenza, la fede.
La percezione dell'uomo però è filtrata da lenti azzurre che distorcono la realtà: una distorsione che però nelle parole di Kant non lascia intendere se si tratti di quantitativa o qualitativa della realtà.
La domanda che sorge spontanea è pertanto: l'uomo vede tutto e male, oppure vede parzialmente ma bene?
L'ipotesi che l'uomo veda tutto e bene è esclusa poiché altrimenti o il discorso di Kant è errato, o la realtà è fatta solo dal fenomenico (soluzioni entrambe care al nichilismo, ma incompatibili con la nostra trattazione). 
Quindi, tornando la discorso di prima, le lenti azzurre o ci ostruiscono parzialmente la vista, o ce l'annebbiano.
Questa nuova soluzione non fa altro che giungere alla rielaborazione del fenomenico: non più esteso tra due dimensioni (Spazio e Tempo), ma tre, dove il nuovo asse sarebbe la Percezione.
Il fenomenico non avrebbe motivo di essere senza l'uomo, in quanto nessun uomo potrebbe vedere, toccare, e pensare il fenomeno, quindi solo con l'uomo il fenomenico esiste, ma proprio perché vi è la Percezione, in quanto senza Percezione l'uomo non sarebbe uomo, anzi, non esisterebbe neppure l'uomo.
Quindi l'uomo è per il fenomeno solo Percezione, e solo la Percezione è la lettura, il mezzo per sentire il fenomeno: si tratta del rapporto tra uomo (o "io") e fenomeno (o "natura").
Il fenomenico sta dunque entro tre dimensioni, tre assi (x,y,z) che divengono Tempo, Spazio, Percezione.
Ma a questo punto il passo è breve a porre l'intera realtà (e non solo il fenomenico) in questo sistema a tre dimensioni, congiungendo fenomenico e noumenico. Si deduce che in assenza di Percezione (e quindi d'uomo) sarebbe tutto noumeno (in quanto Spazio e Tempo sono infiniti), quindi essendo la Percezione l'uomo, questi legge solo ciò che percepisce.
La storia ci ha dimostrato come l'asse della Percezione (si badi: finita e proporzionale alla ragione dell'uomo) abbia amplificato la sua portata in modo progressivo.
Quindi la Percezione tende a progredire in modo tale da trasferire dal metafisico al fisico quelle intuizioni che divengono fenomeno: al fulmine viene tolta l'etichetta di "metafisico" e la si sostituisce con quella di "fisico", e così via per qualsiasi cosa che resta all'uomo inspiegata... adesso!
Il Noumeno, ciò verso il quale si può credere solo mediante intuizione o fede, è ciò verso cui la Percezione non giunge. All'infinito l'uomo conoscerà il Noumeno che, attenzione, non sarà più tale, ma diverrà fenomeno. L'uomo, è in potenza, percezione finita ma in divenire tendente all'infinito. Non si può dire quindi che la realtà corrisponda solo con il Fenomenico, e quindi con la Percezione in quanto l'uomo non giunge oltre questa (come l'esempio sopra), ma la realtà comprende tutto, pure il Noumeno, che l'uomo, nel suo cammino verso la conoscenza, tramuterà in fenomeno.
Un tentativo di leggere il Noumeno in chiave fisica è stato fatto dall'Antroposofia di Steiner, cercando di unire Spirito e Scienza.

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